Sin dalla sua fondazione, l’assistenza psichiatrica e psicologica all’interno del Centro Lucio Bini è stata affiancata da una fervente attività di ricerca clinica sia in ambito psicofarmacologico che psicoterapeutico.

Sotto la carismatica influenza del suo direttore, Athanasios Koukopoulos, il gruppo di lavoro del Centro ha condotto studi che ruotano prevalentemente attorno ai temi della depressione e della malattia bipolare approfondendone la comprensione, definendo ipotesi di trattamento farmacologico e psicoterapeutico e poi verificandone l’efficacia attraverso metodologie rigorose.

Negli anni questo impegno è stato suggellato da risultati e intuizioni che hanno segnato la storia della clinica internazionale. Quando la maggior parte dei disturbi psichiatrici con sintomi psicotici venivano diagnosticati come schizofrenia – soprattutto in Italia – Koukopoulos e il suo gruppo riconobbero la loro appartenenza alla malattia maniaco-depressiva. E quando la depressione maggiore divenne il paradigma interpretativo dominante dei disturbi dell’umore, Koukopoulos ipotizzò il primato della mania nella loro psicopatologia: “La mania è il fuoco della malattia, la depressione la sua cenere”, era il suo aforisma.

L’attenzione del gruppo di lavoro sulle sequenze dei decorsi della malattia maniaco-depressiva ha poi portato ad identificarne uno con la mania seguita da depressione e un intervallo privo di malattia (MDI); uno con la depressione che precede mania e intervallo (DMI); uno con cicli lunghi senza intervallo da avvicinare a quello, noto, con cicli rapidi; infine un decorso irregolare che non può essere categorizzato negli altri. L’importanza delle sequenze dei decorsi sta nella loro differente risposta ai trattamenti. Infatti, tra gli altri importanti risultati sul versante farmacologico, il trattamento con litio è più efficace nel decorso del tipo MDI rispetto agli altri (Koukopoulos et al., 1980; Koukopoulos et al., 2013); le osservazioni sulla diminuzione della risposta al trattamento con il litio quando somministrato insieme agli antidepressivi (Reginaldi et al., 1981); e il potenziale sviluppo di una rapida ciclicità facilitato dall’uso di questa classe di farmaci (Koukopoulos et al., 1980; Tondo et al., 1981; Koukopoulos et al., 1983; Koukopoulos et al., 2003), particolarmente frequente nelle depressioni bipolari con un decorso tipo DMI.

Ultime, ma non in termini di importanza, ricordiamo le osservazioni sul contributo di alcuni temperamenti affettivi come stati premorbosi del disturbo bipolare (Koukopoulos, 2003).

Oggi il gruppo di lavoro si è arricchito del contributo di giovani clinici e ricercatori che hanno consentito di estendere gli interessi di ricerca del Centro ad altri processi psicopatologici e procedure di trattamento, ben oltre i confini dei disturbi dell’umore che tuttavia costituiscono ancora un tema cardine della nostra attività di ricerca.

Il bilancio del nostro impegno di ricerca scientifica è positivo anche in considerazione della mancanza di fondi pubblici: il nostro gruppo di lavoro è riuscito a ritagliarsi una posizione di rilievo nella comunità scientifica internazionale, come attestato dal numero di articoli e ricerche che ogni anno pubblichiamo su riviste scientifiche riconosciute.

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