C’è depressione e depressione. C’è quella ricorrente che sembra essere slegata dai fattori ambientali, anche se questi possono aggravarla o addirittura facilitarne l’insorgenza. C’è però anche quella che si chiama esistenziale. Ma quale significato dobbiamo dare a questo tipo di male di vivere?

Un paziente scrive:”è presente in me un pensiero ossessivo, una mania di persecuzione che esiste dai miei dodici anni, quando ho vissuto un’esperienza di bullismo per un anno intero, un pensiero che non mi ha mai abbandonato, anzi credo che abbia abbracciato anche la sfera familiare, abbia creato una grande confusione emotiva e mi impedisce di vivere con una serenità minimamente accettabile i rapporti con nuove conoscenze. Con il tempo, tutto si è ingarbugliato e aggravato. Queste idee sono accompagnate da una negatività e sfiducia molto forti che richiedono grande fatica e il tutto ruba gran parte delle mie risorse ed energie, nonostante le mie giornate abbiano anche lati piacevoli. Le emozioni negative, pur avendo una durata ‘in memoria?molto breve influiscono molto anche su quelle positive, come se stessi vivendo la vita di qualcun altro. Quelli sono i momenti in cui sento tutta la depressione, l’ansia e l’agitazione. Sto imparando a conviverci, cerco di accoglierli, conoscerli meglio, ma questa componente ossessiva mi impedisce di fare sufficiente chiarezza; credo proprio che un aiuto per questo disturbo sarebbe grandioso. Io mi sforzo, davvero, ma non riesco a superarli”.

E’ vero. Esperienze pesanti come quelle di bullismo anche se perlopiù risolte con lunghe terapie sul piano funzionale (lavoro, rapporti con gli altri), lasciano troppo spesso un nucleo depressivo di fondo. Un’esperienza traumatica e continuativa di bullismo in età adolescenziale può contribuire pesantemente all’origine e persistenza di una sintomatologia depressiva, anche se i traumi facilmente identificabili (presenti allo stato di coscienza) hanno effetti tutto sommato parziali rispetto a successivi sviluppi cosiddetti nevrotici. La ricostruzione anche relativamente facile di una relazione di causa ed effetto (bullismo-depressione) è immediatamente disponibile alla coscienza ma non sempre sufficiente a spiegare la dinamica. Sappiamo tutti che molti individui si trovano ad affrontare condizioni di enorme stress anche continuativo senza poi risentirne in modo evidente, mentre altri portano conseguenze molto penose per eventi di vita stressanti che possono essere valutati più o meno innocui.

Due le interpretazioni di questa seconda possibilità. Alcune persone presentano una sensibilità strutturale, una predisposizione alla depressione che diventa più evidente in presenza di fattori che la rendono esplicita. Accade in tutte le condizioni in cui si suppone una componente genetica che si evidenzia con sollecitazioni ambientali. L’altra interpretazione, che non esclude la prima, è che le condizioni ambientali siano tali da favorire un malessere continuo che, per le conseguenze che ne derivano, viene assimilato a quello di una depressione esistenziale. Una condizione di bullismo subito per un tempo prolungato e in un periodo critico dello sviluppo psicologico porta a diffidenza nei confronti dell’ambiente esterno con conseguenti possibili idee di persecuzione e una ricerca di rifugio nell’ambito famigliare sentito come luogo accogliente e rassicurante. La depressione si spiega allora come un meccanismo di difesa, un modo per ripararsi dagli altri e dall’ambiente percepito come minaccioso, ma anche una nostalgia verso un periodo in cui non si avevano responsabilità. Questo passaggio è accettato emotivamente, ma non lo è razionalmente perché in una vita più adulta si vorrebbe conquistare una propria autonomia. Tutti i passi che vanno verso questa direzione sono però ?ostacolati? dalle richieste emotive di protezione, pertanto quel percorso che viene spontaneo a molti, può diventare accidentato. Lo sforzo di fare propri gli elementi depressivi, di accoglierli e capirli meglio, può favorire la combinazione di un desiderio di protezione con quello di raggiungere un buon livello di indipendenza.

Leonardo Tondo

Adattato da Mente e Cervello, Maggio 2014